Violenza sessuale sul soggetto pubere
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Gran parte delle vittime di violenza sessuale adulte non presenta lesioni genitali: solo l'1% presenta lesioni gravi quali lacerazioni vaginali, in generale quelle riscontrabili non sono tali da richiedere intervento chirurgico.
Fondamentale secondo la più autorevole letteratura medico-legale sull'argomento è l'esame della vittima entro le 24 ore dall'avvenuta aggressione sessuale.
L'esame effettuato entro le prime 24-48 ore e che si avvale dell'aiuto del colposcopio determina un riscontro più frequente di lesioni genitali. Inoltre secondo alcuni studi questa sono meno evidenti nelle donne tra i 20 e i 50 anni, mentre sono più facilmente riscontrabili in donne senza precedenti attività sessuale, in quelle esaminate entro le prime 24 ore o dopo penetrazione anale.
Discussa è la questione delle lesioni imenali in quanto molto eterogenea e non può non tener conto di dati circostanziali quali la eventuale precedente attività sessuale o la consensualità del rapporto.
Per quanto riguarda il problema delle malattie sessualmente trasmissibili nel soggetto pubere, in cui l'attività sessuale precedente è possibile se non certa, la complessità interpretativa non può prescindere da fattori di tipo epidemiologico, le modalità di contatto sessuale, l'eventuale esposizione precedente della vittima.
Si stima ad esempio che il rischio di trasmissione di HIV varii tra lo 0,1 e il 3% per i rapporti ano-vaginali e sia “non nullo” ma non quantificabile in quellli orali.
Ovviamente lo stabilire se un'infezione sia conseguente o meno ad una violenza sessuale cambia non soltanto la prognosi quoad vitam e quoad valerudinem della vittima in senso strettamente clinico, ma anche la conseguente valutazione giudiziaria per quanto riguarda la valutazione del danno e l'esistenza di altri reati conseguenti all'aggressione.