Riflessioni medico-legali sulla violenza sessuale
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La violenza sessuale è una tematica di grande attualità con notevoli risvolti di carattere socio-sanitario che interessano il medico sia come cittadino che in qualità di esercente una professione sanitaria. Se, infatti, da un lato si assiste, negli ultimi anni, ad un progressivo aumento di tale tipologia di reato con tutte le conseguenti considerazioni di carattere sociale invero riguardanti soprattutto gli abusanti piuttosto che le vittime (adulte), è di piana evidenza l’importanza del ruolo di chi accerta, mediante consolidata criteriologia medico-legale, la sussistenza di lesività causalmente correlabile a violenza sessuale.
I reati a sfondo sessuale pongono diverse problematiche di varia natura agli operatori che si trovano ad assitere le vittime di tali abusi. E' infatti innegabile che nella valutazione globale di un'aggressione sessuale è imprescindibile il contesto in cui essa si è sviluppata, gli eventuali rapporti che legano la vittima all'aggressore/i, senza dimenticare le conseguenze sulla salute fisica e psichica della vittima e quelle giudiziarie che inevitabilmente interferiscono tra loro.
Ovvero ogni operatore che interviene sulla vittima, sia tale intervento per motivi sanitari che per motivi investigativi o di supporto psicologico, deve rendersi conto oltre che delle primarie e complesse esigenze della vittima di violenza sessuale, anche del fatto che la propria opera dovrà necessariamente integrarsi con tutte le altre.
Nelle “Guidelines for medico-legal care for victims of sexual violence” (WHO, 2003) si afferma: “When caring for victims of sexual violence, the overriding priority must always be the health and welfare of the patient. The prevision of medico-legal services thus assumes secondary importance to that of general health care services (i.e. The treatment of injuries, assessment and managment of pregnancy and sexually transmitted infections). Performing a fornsic examination without addressing the primary health care needs of patient is negligence....”.
Ovvero: “Nella gestione della vittima di violenza sessuale la priorità soverchiante è quella della salute e del benessere del paziente. Gli atti con fine medico-legale assumono importanza secondaria rispetto agli atti medici volti al miglioramento delle condizioni di salute della vittima (cura di ferite e lesioni, diagnosi e gestione di eventuale gravidanza o di malattie sessualmente trasmesse). Effettuare un esame forense senza dare priorità alla diagnosi e cura si può configurare come negligenza...”.
Nondimeno le esigenze di natura giuridica sono comunque rilevanti e non possono essere trascurate, motivo per cui, all'interno delle manovre sanitarie volte al trattamento della vittima, dovrebbero essere pianificate delle contestuali procedure idonee ad acquisire, se presenti, informazioni e materiali utili per la conseguente vicenda processuale.
Poiché infatti la diagnosi di “violenza sessuale” non è medica ma medico-legale, giacchè la vittima è simultaneamente testimone privilegiato della vicenda, le rilevazioni medico-forensi e biologiche possono avere riflessi importanti sull'esito delle indagini e dei giudizi, di modo che si tratta di una possibilità che, fatte salve le esigenze sanitarie generali, non può essere tralasciata.