Danno esistenziale
Attraverso la locuzione “danno esistenziale” si indica una specifica categoria giuridica di danno che cominciò ad emergere intorno agli anni 90, la dove prese a farsi largo l’idea che “la lesione dei valori costituzionali inerenti la persona, in tutte le sue manifestazioni di vita diverse dalla lesione della salute”, fosse un aspetto di primaria importanza e pertanto da non doversi trascurare. Tale Categoria, che in Cass. n. 6572 del 24.3.2006 viene definita come: “ogni pregiudizio (provocato) sul fare reddituale del soggetto, alterando le sue abitudini di vita e gli assetti relazionali che gli erano propri , sconvolgendo la sua quotidianità e privandolo di occasioni per la espressione e la realizzazione della sua personalità nel mondo esterno” e ancora “il danno esistenziale si forma sulla natura non meramente emotiva ed ulteriore, ma oggettivamente accertabile del pregiudizio, attraverso la prova di scelte di vita diverse da quelle che si sarebbero adottate se non si fosse verificato l’evento dannoso”, rientra all’interno dello schema del danno non patrimoniale come stabilito dalle pronunce del 31 maggio 2003 n. 8827 e n. 8828. In questi casi la cassazione stabilì un nuovo orientamento giurisprudenziale in materia di danni non patrimoniali, sancendo un sistema bi-centrico in cui si distinse tra:
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Il danno patrimoniale, ex art. 2043c.c. consistente in una lesione economica del patrimonio da quantificarsi mediante la valutazione comparata del patrimonio medesimo prima e dopo il fatto illecito;
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Il danno non patrimoniale, ex art 2059 c.c., costituito da tutti i danni alla sfera non patrimoniale, ossia da quei danni che non vanno ad incidere direttamente sul patrimonio (economico) del soggetto.
Nelle recenti pronunce del 2008 (Cass.11 novembre 2008 nn. 26972, 26973, 26974, 26975) delle sezioni unite della cassazione si stabilisce tuttavia che il “danno non patrimoniale” debba consistere in un unicum risarcitorio, capace però di dar ragione delle singole categorie insite nel danno non patrimoniale stesso (biologico, morale, esistenziale). Risulta quindi fondamentale per il giudice avere una stima precisa, che solo un professionista può fornire, delle tre categorie suddette, al fine di poterle soppesare e quindi giungere al “unicum risarcitorio”.
Compito di una consulenza psicogiuridica è, in questo contesto, fornire una stima oggettiva dell’entità del danno esistenziale subito.