Ernia del disco

 In merito è importante ricordare due circolari dell’INAIL, la n. 81 del 27 dicembre 2000 che ha per oggetto le malattie da sovraccarico biomeccanico/posture incongrue e microtraumi ripetuti e la n. 25 del 15 aprile 2004 che ha per oggetto le malattie del rachide da sovraccarico biomeccanico.

      Dalla lettura della prima possiamo cogliere il seguente passo: “Il distretto della colonna vertebrale maggiormente interessato dal sovraccarico biomeccanico di origine lavorativa è il tratto lombare e le relative cerniere, dorso-lombare e lombo-sacrale; il meccanismo patogenetico (c.d. a pompa) comporta una primitiva alterazione trofica del disco intervertebrale attraverso fenomeni di disidratazione del nucleo polposo e perdita di elasticità con fissurazioni dell’anulus fibrosus; segue la protrusione e poi l’ernia del disco intervertebrale con eventuali quadri clinici connessi alla compressione radicolare. L’alterazione del disco può comportare inoltre l’instaurarsi di un processo artrosico osteofitico per il concentrarsi delle sollecitazioni pressorie sui bordi delle limitanti dei corpi vertebrali. Sono pertanto da ritenere correlati al rischio di sollecitazioni biomeccaniche lavorative i quadri con primitivo impegno da compressione dell’apparato intervertebrale (ernie discali e protrusioni discali), associati o meno a spondilodiscoartrosi del tratto lombare”.

      Dalla lettura della seconda possiamo cogliere il seguente passo: “… L’analisi dei casi di patologie della colonna vertebrale denunciati all’INAIL permette di confermare che le più comuni attività lavorative da considerarsi a rischio, quando svolte in maniera esclusiva o prevalente, sono le seguenti: lavori di facchinaggio (porti, aeroporti, traslochi, spedizione merci ecc.); lavori di magazzinaggio (supermercati ecc.); lavoro del personale ausiliario e infermieristico in reparti nosocomiali e altre strutture ove è richiesta movimentazione assistita dei pazienti; lavoro del manovale edile, quando la movimentazione manuale dei carichi costituisce l’attività prevalente”. 
 

      È essenziale in questi casi consultare uno specialista in medicina legale il quale valuterà la documentazione in vostro possesso e stabilirà l’eventuale esistenza di una correlazione (nesso causale) tra la patologia dichiarata (ernia del disco) e l’attività professionale svolta dal lavoratore. 


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Dott. Davide Matta